Onorevoli Colleghi! - Sono quasi dieci anni che il Parlamento, pur ritenendo necessaria la riforma degli organi collegiali delle istituzioni scolastiche, istituiti più di trenta anni fa con i decreti delegati del 1974, non riesce, tuttavia, a varare un testo di legge al riguardo che recepisca le profonde trasformazioni introdotte con l'attribuzione dell'autonomia alle istituzioni scolastiche e il conferimento della funzione dirigenziale ai capi di istituto.
      Già il Consiglio di Stato, con parere del 27 ottobre 1999, valutava giuridicamente opportuna un'iniziativa legislativa che identificasse, con atti aventi forza e valore di leggi, le competenze degli organi collegiali e dei dirigenti scolastici.
      Riforma resa ancora più urgente dai nuovi assetti e dalle nuove competenze definiti dall'articolo 117 della Costituzione, come modificato dalla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3.
      Occorre, quindi, porre in essere una rivisitazione degli organi collegiali, coerente con il nuovo assetto organizzativo didattico proprio della scuola dell'autonomia e con il più ampio contesto sociale.
      La presente proposta di legge prevede che le disposizioni in esame costituiscano norme generali sull'istruzione ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera n), della Costituzione, limitandosi a disciplinare l'attribuzione di funzioni, di poteri e di responsabilità agli organi delle istituzioni scolastiche autonome e lasciando, poi, alla potestà regolamentare delle singole scuole definizioni più puntuali e articolate, nel rispetto delle diverse realtà ed esigenze.
      Per una necessaria uniformità su tutto il territorio nazionale, le modalità di costituzione delle rappresentanze, nonché le procedure di elezione, di sostituzione e di designazione dei membri elettivi del consiglio

 

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di istituto sono demandate a un regolamento che sarà adottato con decreto del Ministro della pubblica istruzione, ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400.
      Con la presente iniziativa legislativa si intende far trovare alla scuola una forza reale di autogoverno, fondando la sua organizzazione sul principio che caratterizza la modernizzazione delle pubbliche amministrazioni e, cioè, sulla distinzione tra le funzioni di indirizzo e di programmazione, spettanti al consiglio di istituto e al collegio dei docenti, e i compiti di gestione e coordinamento, spettanti al capo di istituto nella sua qualità di dirigente.
      Il consiglio di istituto, presieduto da un genitore, ha compiti di indirizzo generale dell'attività e svolge specifiche funzioni finalizzate all'esercizio dell'autonomia didattica, organizzativa, di ricerca e di sviluppo dell'istituzione scolastica.
      Le istituzioni scolastiche che hanno, a livello locale, il loro momento decisionale e deliberativo, nonché il baricentro gestionale, necessitano, però, di un maggior raccordo con il territorio e la sua comunità civile.
      In ragione di questa visione, tra i componenti del consiglio figura, in tutti gli istituti, un rappresentante dell'ente competente alla messa a disposizione delle strutture edilizie.
      Nei consigli degli istituti dell'area tecnico-professionale è prevista anche la componente rappresentativa del mondo della produzione e del lavoro. Appare, infatti, evidente come questa tipologia di istituti debba avere un legame con le caratteristiche socio-economiche del territorio in cui sono collocati, per poter interpretare e sostenere le esigenze di innovazione delle imprese, stabilendo forti legami con le amministrazioni locali e con il mondo delle imprese, anche in vista della costituzione dei poli tecnico-professionali.
      I compiti affidati al collegio dei docenti privilegiano, in un'ottica di rispetto della libertà di insegnamento, l'esercizio della funzione professionale, liberandolo dagli adempimenti gestionali e da quelli meramente burocratici e valorizzandone, invece, i compiti di indirizzo, di programmazione, di coordinamento e di monitoraggio delle attività didattiche.
      Onorevoli colleghe e colleghi, la rivisitazione normativa della struttura e delle funzioni degli organi collegiali della scuola è ormai indifferibile, ma dobbiamo altresì ritenere che una reale collegialità è possibile solo se le componenti coinvolte sono consapevoli non solo dei propri diritti, ma anche dei propri doveri, in una concezione che superi il livello della richiesta individuale per diventare portatrice di interessi comuni, propri di una comunità educante.
      Nell'attuale scenario sociale, in cui la famiglia e la scuola sono segnate da autoreferenzialità, disorientamento e contraddittorietà, dobbiamo essere noi stessi consapevoli che occorre andare oltre pregiudizi e difese corporative per aprirsi all'altro da sé, in modo da superare il proprio particolare nella prospettiva del massimo impegno possibile verso la società e verso gli studenti che, per dirla con Hannah Arendt, vanno preparati «al compito di rinnovare un mondo che sarà comune a tutti»; che è e sarà vero e non virtuale, come una second life.
 

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